Letteratura e... religione
Il mito della creazione
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Tutte le società hanno elaborato un proprio mito della creazione, allo scopo di spiegarsi l'origine del mondo e delle cose che lo compongono. Questi miti, per la loro bellezza, possono essere considerati dei veri e propri capolavori letterari, frutto della tendenza dell'uomo a proiettare il proprio rapporto con la divinità in espressioni altamente poetiche.
Per le loro caratteristiche, i miti sono spesso stati oggetto di studio da parte dei critici letterari, in particolare i formalisti russi e gli strutturalisti. Vediamo da vicino alcuni di questi miti, le loro uguaglianze e diversità.
• La creazione
secondo gli Indios makiritare (Venezuela)
• La creazione secondo i Maya (Messico)
• La creazione secondo i Fulani (Africa)
• Temi ricorrenti
La creazione secondo gli Indios makiritare (Venezuela)
La donna
e l'uomo sognavano che Dio li stava sognando.
Dio li sognava mentre cantava e agitava
le sue maracas [strumento musicale], avvolto in fumo di tabacco,
e si sentiva felice e insieme turbato dal dubbio e il mistero.
Gli Indios makiritare sanno che, se Dio
sogna cibo, fruttifica e dà da mangiare. Se Dio sogna la
vita, nasce e dà la nascita.
La donna e l'uomo sognavano che nel sogno
di Dio c'era un grande uovo splendente. Dentro all'uovo essi cantavano
e ballavano e facevano un gran baccano, perché erano pazzi
dalla voglia di nascere. Sognavano che nel sogno di Dio la gioia
era più forte del dubbio e del mistero; e Dio, sognando,
li creava, e cantando diceva:
- Rompo quest'uovo e nasce la donna e nasce
l'uomo. E insieme vivranno e moriranno. Ma nasceranno nuovamente.
Nasceranno e torneranno a morire un'altra volta. E mai cesseranno
di nascere, perché la morte è menzogna.
Il tempo
dei Maya nacque ed ebbe nome quando il cielo non esisteva né
s'era destata la terra.
I giorni partirono da oriente e si misero
in cammino.
Il primo giorno si cavò dalle viscere
il cielo e la terra.
Il secondo giorno costruì la scala
di dove scende la pioggia.
Opera del terzo furono i cicli del mare
e della terra e la moltitudine delle cose.
Per volontà del quarto giorno, terra
e cielo si inclinarono così da potersi incontrare.
Il quinto giorno stabilì che tutti
avrebbero lavorato.
Dal sesto uscì la prima luce.
I luoghi dove non c'era nulla, il settimo
giorno li riempì di terra. L'ottavo affondò nella
terra le mani e i piedi.
Il nono giorno creò i mondi inferi.
Il decimo giorno destinò i mondi inferi a chi ha veleno nell'anima.
Dentro il sole, l'undicesimo giorno modellò
la pietra e l'albero.
Fu il dodicesimo che fece il vento. Soffiò
vento e lo chiamò spirito perché non c'era morte dentro
di lui.
Il tredicesimo giorno bagnò la terra
e col fango impastò un corpo come il nostro.
Così si ricorda nello Yucatan.
All'inizio
c'era un'enorme goccia di latte.
Poi venne Doondari [eroe mitico] e creò
la pietra.
Poi la pietra creò il ferro; e il
ferro creò il fuoco; e il fuoco creò l'acqua; e l'acqua
creò l'aria.
Allora Doondari discese per la seconda volta.
Ed egli prese i cinque elementi e con essi formò l'uomo.
Ma l'uomo era orgoglioso.
Allora Doondari creò la cecità
e la cecità sconfisse l'uomo. Ma quando la cecità
divenne troppo orgogliosa, Doondari creò il sonno, e il sonno
sconfisse la cecità; ma quando il sonno divenne troppo orgoglioso,
Doondari creò le preoccupazioni, e le preoccupazioni sconfissero
il sonno. Ma quando le preoccupazioni divennero troppo orgogliose,
Doondari creò la morte, e la morte sconfisse le preoccupazioni.
Ma quando la morte divenne troppo orgogliosa,
Doondari scese per la terza volta, ed egli venne avendo preso la
forma di Gueno [divinità], colui che è eterno, e Gueno
sconfisse la morte.
Bibliografia:
E. Galeano, Memoria del fuoco
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